sabato 26 novembre 2016


Del distacco e altre impermanenze. Una Nota di Giulio Gaeta

Cara Ketti, ho letto la tua Raccolta. Le tue poesie (non sono solito fare complimenti) 
mi sono piaciute molto, se così possiamo dire, ma è riduttivo. Mi sono sembrate come 
un unico, intenso, sofferto, coerente discorso. Ho trovato la tua scrittura molto personale e con spunti particolarmente originali. È carica di dolore e di memoria, ma non guarda 
e non si rivolge unicamente alle vicende della tua vita: parli di te ma parli di Tutto, ed
 è la cifra di una scrittura matura, di uno stile espressivo che ha raggiunto la consistenza importante di segno e di significato. È espressione del tuo mondo ma è calata
nell'attualità del nostro vivere e combattere quotidiano. Certamente non è ovunque semplice ma, per chi sappia "leggere", è sempre coinvolgente.
In molti testi ho colto la Meraviglia della Parola, la sua Unicità (perché solo tua) che ti fa dire: allora siamo vivi, guardiamo il mondo, cerchiamo ancora, dentro e fuori di noi (la Verità?).
Ti saluto e ti abbraccio forte.